I mediatori merceologici al tempo del COVID-19

La voce dei mediatori sugli aumenti dei prezzi del risone.

Note e commenti sull’attività svolta.

In queste settimane si sono letti e commentati molti articoli relativi al mercato del riso, alimentati dalla necessità di far sentire la propria voce e la propria opinione, in assenza delle possibilità di incontro che le Borse, in primis, ed i convegni e le fiere permettevano in tempi normali.

Agricoltori, Industrie, Associazioni di categoria, giornalisti ed opinionisti, tutti a dare giudizi, previsioni, analisi sull’andamento di un mercato che si sta muovendo in modo abbastanza anomalo nel panorama agricolo nazionale.

Da questo contesto finora sembra non emergere la voce autorevole dei mediatori specializzati.

Tuttavia, se si chiede agli operatori, ci si accorgerà che ognuno di essi è stato aiutato, supportato, e consigliato grazie al lavoro, al sacrificio ed alla disponibilità di un mediatore che, soprattutto in momenti di grande volatilità dei prezzi, ha saputo fare convergere al meglio interessi contrapposti.

Il lavoro del mediatore è infatti quello di far concludere un affare tra le parti, il che non vuol dire sottrarre qualcosa a qualcuno ma significa aggiungere qualcosa per arrivare alla conclusione positiva di una trattativa.

Quando ci sono strappi come quelli di questo mese, ove si sono realizzati aumenti da una settimana all’altra del 15% in media ed oltre, è difficile comprendere come ciò sia potuto accadere.

Certo è che il prezzo del riso è regolato dalla legge della domanda e dell’offerta e quando c’è forte domanda e ridotta offerta, tali condizioni di mercato variano il prezzo all’aumento al di là che ci siano contratti, filiere ed altri strumenti di regolazione del mercato che nulla possono davanti all’incidere della pressione esercitata dalla domanda e dell’offerta.

Ai mediatori merceologici, in questi casi, l’arduo e difficile compito di far dialogare le parti e portarle ad un accordo tenendo sempre presente le caratteristiche di ciascuno.